Un recital di solo violoncello non può non essere incentrato sulle suite di Bach, che ancor oggi sono il caposaldo del repertorio dello strumento. In questo caso, però, la terza e quarta suite incorniciano una pagina assai meno conosciuta, la Sonata per violoncello composta da György Ligeti quando non era ancora un alfiere dell’avanguardia più ostica, bensì era uno sconosciuto giovanotto ungherese, fresco di studi e innamorato della musica di Bartók e Kodály.