Il giovane duo formato da Aubree Oliverson e Julia Hamos propone un repertorio diviso in due parti. Si inizia con i Pezzi romantici di Dvořák, che uniscono belle melodie e accenni di danze folk, per poi affrontare la monumentale, concettosa Seconda Sonata op. 100 di Brahms. A questo punto si entra in un altro territorio, con due raccolte di brevi pezzi di Bartók, gli austeri Quindici canti contadini per pianoforte solo e le sei Danze rumene, rispettose trascrizioni di musica registrata con il fonografo a cilindri di cera. Nel mezzo, due piccole gemme firmate da due virtuosi: un Lied giovanile di Debussy trascritto per violino da Jascha Heifetz, e uno dei geniali “falsi classici” con cui Fritz Kreisler scrisse per prendere in giro la reverenza per maestri del passato che all’epoca nessuno conosceva, se non di nome.