È affascinante mettere a confronto le Sonate per violoncello e pianoforte di Chopin e Rachmaninov: ci si rende conto che la seconda è quasi una lettera d’amore alla prima, di cui riprende i ruoli — il piano tumultuoso, il cello lirico — , la forma in quattro tempi nello stesso ordine, e perfino la tonalità. Ciascuna sonata è preceduta da un breve pezzo per pianoforte di György Ligeti incentrato su un problema di tecnica, ma teso a recuperare sonorità romantiche, echi di quello stesso mondo ormai scomparso.